Porto Venere: il Parco Naturale Patrimonio Unesco

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Oggi voglio raccontarvi di una delle più affascinanti aree protette della Liguria, il Parco Naturale Regionale di Porto Venere La Spezia, Cinque Terre e, in particolare, di un interessante itinerario sull’Isola Palmaria, la più grande isola dell’Arcipelago Spezzino e di tutta la regione.

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Riconosciuto Patrimonio Mondiale dell’Umanità da parte dell’Unesco, il Parco di Porto Venere, che comprende un’Area di Tutela Marina, regala una realtà unica, grazie all’armonia tra la natura e l’opera dell’uomo.
Ne è spettacolare esempio la chiesa sul mare di Porto Venere, edificio medievale dedicato a San Pietro, la cui costruzione rispetta ed esalta lo sperone di roccia proteso sul mare su cui troneggia.
Il paesaggio del territorio è disegnato da alte coste, da grotte marine scavate nella roccia, da una vegetazione esuberante e rara per la presenza di fiori e piante esclusive del territorio.
Poi, le tre isole: Palmaria, Tino e Tinetto, aspre, fiere e lussureggianti al tempo stesso.
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Se vi state chiedendo cosa vedere a Porto Venere, dovete sapere che questo è un mondo abbracciato da un mare vivo, dall’umore mutevole: ora calmo, a riflettere i caldi colori delle alte case del borgo marinaro, ora agitato, rabbioso, a schiafeggiare le rocce ed esigere rispetto.

Parco di Porto Venere: itinerario Anello della Palmaria

L’itinerario compie il giro dell’isola e si tuffa in una natura mediterranea sempreverde, con scorci panoramici irripetibili.
Qui domina il gabbiano reale ma, sugli strapiombi a picco sul Mar Ligure, nidificano anche il rondone pallido e il falco pellegrino.
Tra la flora, è possibile ammirare specie botaniche esclusive come il fiordaliso di Porto Venere, l’euforbia arborea, i cisti e l’ampelodesma.
Raggiungere Palmaria è facile.
Tutto l’anno un traghetto pubblico parte da Porto Venere.
Una volta sull’isola, incamminandovi verso est, dopo un breve tratto di sterrata, ecco subito l’ottocentesco Forte Umberto che oggi ospita la Fortezza del Mare.
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Risalendo verso la sterrata e proseguendo verso la punta nordorientale, noterete la Torre Scola, a 200 metri dalla costa, costruita dai genovesi nel XVII secolo e ora convertita a faro di segnalazione.
Il suggestivo itinerario si snoda lungo un tratto di sterrata dove troverete numerosi bunker costruiti durante la Seconda Guerra Mondiale.

Il sentiero sterrato passa dapprima sopra la cala della Fornace, quindi sopra Punta Mariella, lungo un tratto di grande impatto panoramico, caratterizzato dalla presenza di piante tipiche della macchia mediterranea, in particolare cisti e mirti.
Un tracciato sulla sinistra permette la discesa a Punta Mariella, mentre l’itinerario principale continua, fra cespugli di ampelodesma e ginestre, verso la Cala del Pozzale che si raggiunge con una discesa piuttosto ripida.
Uno sguardo verso il mare inquadra la vicinissima Isola del Tino.
Al Pozzale attraversate il piazzale dell’aeronautica e riprendete il sentiero. Poco lontano incontrerete le cave abbandonate di portoro, il pregiato marmo nero della zona di Porto Venere, impiegato per la costruzione della chiesa di San Pietro.
porto venere chiesa
Il sentiero prosegue verso Punta Ziguella.
Prima di raggiungere il Capo dell’Isola, il tracciato sale con maggior decisione e il meglio, dal punto di vista panoramico, viene da qui in poi: camminerete in uno scenario aspro e luminoso, impreziosito dal mare, immerso nella macchia mediterranea, con l’isola del Tino come splendido sfondo.
In questo tratto, passate sopra la Grotta dei Colombi dove sono stati ritrovati resti del Paleolitico ed epoche successive fino all’Età dei metalli. La grotta è accessibile attraverso un sentierino a sinistra e, poi, con l’aiuto di una corda.
Proseguite lungo il sentiero principale e vi troverete dinanzi a un bivio: un piccolo sentiero, a sinistra verso il mare, conduce alla Punta del Pitone, estremità occidentale dell’insenatura dove si apre la Grotta dei Colombi.
A destra, invece, si incontra la Batteria del Semaforo che, oggi, ospita il Centro di Educazione Ambientale.
Infine, a dominare la vetta di Palmaria, ecco l’ottocentesco Forte Cavour.
Raggiunta e oltrepassata l’asfaltata che conduce proprio al Faro, continuate lungo il sentiero principale che, dopo un primo segmento morbido, scende piuttosto ripido.

Attraversando una rada pineta, giungete sopra la Grotta Azzurra.
Poi, scendete verso la Cava Carlo Alberto, così chiamata per una nicchia che ospitava il busto del sovrano, che si recò in visita alle cave di portoro.

Di fronte, all’altro capo dello stretto tra l’Isola e la terraferma, ammirate il promontorio roccioso della chiesa sul mare a Porto Venere.
Aggirata la cava, proseguite lungo il sentiero affacciato sul borgo marinaro, passando presso Villa San Giovanni, conosciuta anche come “il saladero” poiché qui, fino agli anni Sessanta, si praticava la salagione delle acciughe.
Infine, dopo quasi tre ore di cammino, tornerete al Terrizzo.

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